Se mi avessero detto che, non solo con la Punto avrei fatto il
Mongol Rally, ma sarei pure tornato indietro, non ci avrei creduto.
Che la
Red Donkey avrebbe fatto in poco più di un mese quasi
20.000 km, la metà della
circonferenza della Terra, superando deserti, montagne, guadi, piste attraverso innumerevoli stati (
Slovenia,
Croazia,
Bosnia,
Serbia,
Bulgaria,
Turchia,
Georgia,
Azerbaigian,
Turkmenistan,
Uzbekistan,
Kazakistan,
Russia,
Mongolia, ancora Russia fino in Europa e poi
Lettonia,
Lituania,
Polonia,
Repubblica Ceca,
Austria e, infine,
Italia), chi lo avrebbe ritenuto possibile ?
Venerdì sera, dopo una settimana che era ferma a Riga sotto il
diluvio, quando al terzo tentativo il motore scoppiettante della Red Donkey ha tossito rauco, e poi ha
cominciato a cantare, ho capito che ce l'avremmo fatta.
Non so, ora che è ritornata a casa, quale sarà il destino della Red Donkey, come non so il mio.
Credo, però, che la Red Donkey sia un
simbolo. Credo che testimoni concretamente come un'
idea, un sogno, una scelta, per quanto azzardata possa sembrare,
può essere realizzata.
Non chiedetemi la
ricetta. Abnegazione, coraggio, tenacia, determinazione, fiducia in sè stessi, Fede ?
Ognuno ha la sua.
Credo che viviamo immersi nella
paura, in schemi che ci sembrano immutabili, che ci rendono piccoli e
schiavi.
A me è successo qualche volta, qualche scelta coraggiosa mi ha fatto respirare l'inebriante aria della
libertà.
Ma quanta paura! Meglio tornare a casa, alle proprie sicurezze, e
vivere infelici ma sicuri.
La Red Donkey è lì per dirmi
basta a questo modo di pensare e vivere. Quel che sarà, sarà.
Ci tengo a ringraziare tutte le persone che hanno reso possibile quella che per me è un'impresa.
Innanzitutto i miei compagni di avventura,
Mauro e
Matteo, preziosi e insostituibili nelle difficoltà che abbiamo affrontato, dai quali ho imparato un sacco di cose e colto moltissimi spunti di riflessione.
Ringrazio
Marino, che ha preparato la Red Donkey, chi ci ha donato pezzi di ricambio, olio motore, cavi per la batteria, la lamiera per il cassone, gli sponsor, chi ci ha
sostenuto spiritualmente o materialmente, anche solo comprando una
maglietta (tra l'altro, ancora disponibili!).
Ringrazio tutte le persone che ci hanno
indicato la strada le innumerevoli volte che siamo persi, a volte anche prendendo la loro auto e guidandoci.
Ringrazio i
militari kazaki che ci hanno procurato la benzina, chi ci ha sistemato l'auto durante il percorso, chi ci accolto anche in piena notte, chi ci ha dato le dritte giuste.
Ringrazio tutte le persone che ci hanno fatto sentire il loro affetto e la loro vicinanza. Ringrazio anche chi non ha creduto in noi, che per me è stato spunto per tirare fuori il meglio di me stesso.
Infine, ma solo in ordine temporale, ringrazio la mia
famiglia e i miei fratelli, fondamentali in tante cose e in particolare nell'ultima parte del viaggio, che hanno reso ricco e divertente. Speciale.
Ho scoperto tra l'altro che c'è una lingua che viene compresa ovunque, una sorta di esperanto ma più alla buona, e sto parlando del...
dialetto veneto!
Restate su questi spazi ancora un po'. A breve pubblicheremo
foto e
video. Baci.